Godzilla contro Arduino

Lo si è visto protagonista all’ultima Maker Faire di New York. E’ Arduino, il framework opensource che sta cambiando il nostro rapporto con l’elettronica e l’automazione. Il progetto italiano di hardware opensource rappresenta il passo più interessante per spostare le logiche di innovazione della Rete nell’ambito del fare.

A noi di Sharazad questa strada piace davvero molto. E’ uno dei migliori esempi di quel percorso di cui abbiamo parlato recentemente a Verona e che sta ridefinendo gli equilibri della produzione e della distribuzione.

Negli ultimi anni il web ha cambiato il modo di pensare e fare business. Grazie al digitale abbiamo visto svilupparsi tante start-up fatte da giovani che hanno saputo mettersi in gioco e lanciarsi in coraggiose sfide professionali. Il nostro territorio è protagonista di questo percorso con realtà interessanti come H-Farm e M31.

Arduino è il ponte tra questa straordinaria vitalità che opera nello spazio virtuale di applicazioni e siti web e il mondo più concreto di chi si muove nel saper fare artigiano, nella produzione fisica che però guarda al futuro in maniera innovativa. Ce l’ha raccontato bene Stefano Micelli nel suo ultimo libro. Che ci ha anche parlato del mondo dei fab lab.
I fab lab sono eventi tutt’altro che isolati. Sulle orme del MIT stanno nascendo anche in Italia e sono un po’ l’istituzionalizzazione e la rivisitazione in chiave pubblica di quei garage della Silicon Valley che tanto hanno dato all’innovazione negli anni. E’ un ulteriore passo verso lo sviluppo di una progettazione e realizzazione realmente aperte. La community italiana, guidata dal padre di Arduino Massimo Banzi, si è data appuntamento il 29 ottobre al fab camp di Torino.

– la nostra fantastica guida a ardusumo a genova –

E’ stato quindi inevitabile che a Genova, dove  Massimo ha presentato le ultime evoluzioni del progetto, Sharazad andasse a divertirsi con Ardusumo. Nel contesto del bel Festival della Scienza, la scheda Arduino ha dato vita a una lotta all’ultimo sensore tra piccoli robot programmati e montati dai partecipanti ai workshop. Ragazzi e adulti si sono dedicati alla scelta dei migliori parametri per rendere imbattibili i lottatori che poi si sono confrontati su una minipedana da sumo, circondati da un tifo degno di sfide sportive d’altri tempi.

Lo diciamo subito. Abbiamo perso. Ma solo in finale dove siamo giunti grazie a una grande prestazione agonistica 🙂

 

By stefanoschiavo